Depressione papale
Da secoli la medicina è al corrente di una sindrome particolare, che solo di recente è stato possibile diagnosticare. Si tratta di una malattia di tipo psicologico-depressivo che colpisce circa il 70% dei pontefici deceduti, conosciuta come “depressione papale post-mortem”.
Abbiamo intervistato il presidente del Comitato di Bio-anima del Policlinico Gemelli, che ci ha illustrato come si manifesta.

“Il problema dei papi è che trascorrono la vita costantemente sotto i riflettori. Se si affacciano alla finestra per una boccata d’aria, tutti invocano la loro benedizione. Se escono per una passeggiata, tutti vogliono toccarli. Se scrivono una lettera, la prendono come Bibbia.”

Sono a capo della cristianità mondiale, è ovvio.

“Certo, ma cosa succede quando muoiono?”

Non lo sappiamo, ce lo dica lei.

“È semplice: vanno in Paradiso. Dove c’è un angolo di cielo riservato proprio ai pontefici, appena sotto la Trinità. Ma cosa fanno quando sono lì?”

Cosa?

“Ve lo dico io: nulla.”

Nulla?

“In terra sono a capo di una delle religioni più organizzate e potenti del mondo. Controllano milioni di anime e di coscienze. Ispirano i governi mondiali. Hanno grandi responsabilità. Ma quando salgono in Paradiso per la giusta ricompensa, cosa ottengono? Solo uno spazio da dividere con altri papi, loro pari. Niente folle di fedeli adoranti, niente assistenti né segretari, niente privilegi di sorta. Dopo aver rappresentato Dio in terra per decenni, dopo aver combattuto contro il maligno, in Paradiso tornano ad essere anime comuni. Senza alcuno scopo e senza alcun potere spirituale. Si ritrovano disadattati.”

Possibile?

“Chi vuole che vada a venerare Urbano VI o Alessandro III quando ci sono i santi, gli angeli, la Madonna, la Santissima Trinità a disposizione?”

C’è di meglio, vuole dire.

“Certamente. Le anime beate hanno altro da venerare lassù. Cosa se ne importano dei papi, che in fondo sono solo un mezzo per arrivare fin lì? Così, sentendosi usati, inutili, alcuni papi meditano il suicidio. Altri preferiscono reincarnarsi o farsi assegnare al Purgatorio, dove possono sempre organizzare le penitenze.”

Come sovrani detronizzati…

Peggio: come pastori divenuti gregge. La crisi depressiva è inevitabile. Non a caso abbiamo battezzato questa patologia “depressione papale post-mortem.”

Esiste una cura?

“Ci abbiamo lavorato con gli ultimi papi. La strada più efficace è la prevenzione. Si tratta di abituare i pontefici, negli ultimi anni della loro vita, a quello che li attende dopo. Così prescriviamo una terapia mirata: una volta a settimana uscire dal Vaticano di nascosto, camuffato da semplice cittadino. Andare a fare shopping, in pizzeria, a fare la spesa dal salumiere, a fare la fila alla posta. Magari vestirsi da barbone e chiedere l’elemosina. Così si prepara a vivere come una semplice anima anonima.”

C’è qualcosa che i fedeli possono fare?

“Oh, magari. Tutti dovrebbero aiutare il papa. Per il suo bene occorre evitare di trattarlo come se fosse un rappresentante di Dio in terra. Considerarlo invece come una persona qualunque, magari quando parla ex cathedra non prenderlo troppo sul serio. So che potrebbe sembrare irrispettoso, ma vi assicuro che è per il bene della sua anima.”

Ecco lo slogan che è stato predisposto dal Comitato di Bio-anima con invito a diffonderlo presso amici e fedeli:

“AIUTIAMO IL PAPA A NON ESSERE DEPRESSO IN PARADISO! NON PRENDIAMOLO SUL SERIO IN TERRA!”

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