Il Quotidiano di Puglia

IL QUOTIDIANO DI LECCE, 8 febbraio 1999

LA MANIA SEGRETA DEL SEGRETARIO COMUNALE

Aldiqua recensioni quotidiano

In principio era il verbo. Poi divenne l’aforisma.”L’epigrafe di Al di qua dell’Aldilà, il libricino firmato da Paolo Dune dice già tutto: l’aforisma nasce dalla parola, da un termine, da un nome, da una frase. E soltanto in un secondo momento quella parola diventa massima, sentenza, mottetto, provocazione minimalista: dopo essere passata al setaccio della riflessione e dopo averla confrontata con la realtà che ci sta intorno. Sì, proprio la realtà: perché l’aforisma non è mai al di sopra delle cose terrene e non vive distaccato in un empireo intoccabile. Casomai cerca di costruire una realtà “altra” estranea che sia l’opposto di quella vissuta tutti i giorni.
Lo conferma lo stesso titolo del libro, Al di qua dell’Aldilà. Lo spiega lo stesso autore nella premessa: “E’ una raccolta di riflessioni e pensieri, senza pretese, sul mondo contemporaneo: un breve cammino attraverso ideali caduti, dogmi pericolanti e realtà emergenti. Non che io non apprezzi la realtà, è solo che non la considero molto degna di esistere; e tuttavia mi rendo conto che è pur sempre il luogo in cui ci tocca vivere…” Forte di questa convinzione, Paolo Dune – uno pseudonimo dietro il quale si cela l’identità di un giovane avvocato e segretario comunale salentino già autore di una serie di racconti surreali – non ha paura di niente e di nessuno. Snocciola decine di aforismi e “duella” con tutti gli argomenti possibili e immaginabili. Scrive aforismi sull’amore, sulla religione, sulla famiglia, sul sesso, sull’amicizia, sulla letteratura, sulla vita, sulla morte. Argomenti brillanti e argomenti scabrosi, temi seri e temi da ridere. Qualche volta Paolo Dune vince il “duello”, qualche altra volta rischia di soccombere. Alcuni aforismi strappano un sorriso spensierato, altre volte affondano nel magma del grottesco. “Una volta fui felice per nove mesi. Poi nacqui”; “Mangiava per dimenticare. Poi dovette ricordare per dimagrire”; “Il denaro è il superfluo più indispensabile della vita”; “Quando incontrai la donna dei miei sogni, lei mi disse che io non ero l’uomo della sua realtà”; “Il modo più facile per correggere il passato è dimenticarlo”; “La vita è una malattia incurabile che a lungo andare conduce alla morte”; “La cosa che rimpiango di più nella vita è il tempo perduto: non è stato abbastanza!”.

Aforismi senza tabù e senza paura. Mario Bernardi Guardi, curatore del libricino, cita il grande scrittore argentino Jorge Luis Borgese per parlare della capacità dell’autore di raccogliere in un aforisma-sentenza tutte le maschere e le finzioni dell’umanità persa nel labirinto di specchi della vita moderna. E più avanti ancora tira fuori dal cilindro il nome di Oscar Wilde – vero maestro dell’aforisma contemporaneo – per dire, a proposito di Paolo Dune, che “non c’è nulla di più profondo della superficie” e quello di Cioran per sottolineare la disperazione grottesca che talvolta serpeggia tra le righe. Paolo Dune cerca di usare al meglio la lezione di questi padri nobili e passa dal sorriso amaro all’allegria, dalla delusione alla voglia di rivincita. Passando in rassegna tutti gli stati d’animo della vita, da quelli gradevoli a quelli meno gradevoli. Senza tirarsi mai indietro e consapevole del fatto che, comunque vada la vita, c’è sempre un aforisma pronto a riscattarla.

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